19 marzo 2010: Il diritto di giocare

Come si stanno trasformando le nostre città, se non in discariche di automobili, in garage a cielo aperto? Quale futuro ambientale stiamo costruendo per le nuove generazioni, per i nostri figli? Secondo recenti stime dei dicasteri della Salute, il 24% delle malattie e il 23% delle morti nel mondo è causato da fattori ambientali, mentre il 33% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di patologie legate all'ambiente.
In Europa circa il 92% della popolazione che vive in città subisce gli sforamenti dei limiti di PM10 e la mortalità infantile, legata alle malattie respiratorie, è del 12% arrivando a punte del 25% per adolescenti e malati di asma e allergie. E' questo il futuro che vogliamo?
Come madre di due bambini piccoli ritengo assolutamente prioritario il tema della vivibilità reale delle nostre città e dei nostri paesi, nella speranza che anche la politica della nostra Regione, finora latitante nelle scelte adottate, acquisisca una consapevolezza autentica e cominci finalmente a considerare la tutela dell'ambiente e le politiche di sostenibilità una priorità della sua agenda amministrativa. Ed è anche per questo che i cittadini bresciani e lombardi avvertono il bisogno di un radicale cambiamento politico.
Perché, allora, non partire da un'esperienza concreta che sta raggruppando diversi Comuni italiani?
Parlo del progetto denominato "La città dei bambini", nato nel 1991, e che si è da subito posto l'obiettivo di operare per una nuova filosofia di governo della città all'interno della quale i bambini sono considerati parametri e garanti delle necessità di tutti i cittadini. I Comuni italiani della rete sono una settantina, tra i quali Roma, Firenze, Venezia, Palermo, Verona, Cremona (Brescia, e Milano, purtroppo, mancano all'appello).
Il progetto mira ad individuare soluzioni di cambiamento reale dell'intera città, delle sue caratteristiche strutturali e dei comportamenti dei cittadini abbassando l'ottica dell'amministrazione ad altezza di bambino per non perdere nessuno, perché una città adatta ai bambini è una città dove tutti vivono bene. Oggi i bambini non possono uscire in strada o andare a scuola da soli, incontrare gli amici e giocare con loro perché le piazze, le vie, i marciapiedi, gli spazi pubblici sono pericolosi. Stiamo negando il loro diritto di giocare, di muoversi, di camminare e correre liberamente senza pericoli.
I bambini chiedono a chi governa, e lo chiediamo a gran voce anche noi adulti, di assumere una politica di tutela e di priorità nei loro confronti. Solo quando avremo capito che spendere per far star meglio i bambini non è un costo ma un investimento, si riuscirà a pensare seriamente al futuro delle nostre città, dei nostri paesi e della nostra Regione.
Questo è il mio impegno in Regione Lombardia per il mondo dei nostri figli.

16 marzo 2010: Sei domande a Laura Venturi

1) Quali le ragioni più profonde della sua candidatura?
Il coraggio e la voglia di accettare la candidatura alle regionali nel Partito Democratico nascono dal sentirmi coinvolta nel futuro della mia regione come donna, come madre e come cittadina. Questo è stato il motivo che mi ha fatto decidere di assumere un impegno politico attivo per la prima volta nel gennaio 2008, quando sono stata eletta consigliere della circoscrizione centro di Brescia e membro della commissione servizi alla persona. La Lombardia del 2010 è una regione nella quale i cittadini vivono un diffuso senso d’incertezza e che ha spesso paura di confrontarsi con il proprio presente per paura di perdere posizioni consolidate. E’ la regione dell’imprenditoria e della finanza, delle piccole imprese e dei tanti professionisti, ma è anche e soprattutto una regione fatta d’uomini e donne, d’anziani e bambini, di lavoratori e di famiglie. E’ una regione ricca di molte risorse ma anche di nuove povertà in un miscuglio di razze, lingue, religioni che riflettono i contrasti di un mondo che cambia, e che fatichiamo a comprendere. E’ in epoche come la nostra che la politica, a partire da quella regionale, è chiamata a svolgere un compito di guida, d’indirizzo e di mediazione per evitare che logiche dominate dal solo profitto, da un liberismo incontrollato, dal predominio del più forte sul più debole abbiano la meglio trasformando la società in una giungla senza regole.
Questo è il mio modo di “sentire” la politica perché, per usare le parole di don Mazzolari “ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non
sia una delle tante che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore, un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ai giovani dalla gente pratica. Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse”.
2) Quali le sue priorità come futuro consigliere regionale?
Il mio impegno è per una politica capace di darsi un futuro “a misura d’uomo” (e di donna), attenta ai suoi cittadini, soprattutto ai più deboli. Una regione che pone la persona al centro di un sistema che può funzionare tanto meglio quanto maggiore è la partecipazione e l’impegno di tutti i suoi membri, a partire da coloro che sono chiamati a governarla.
Dall’inizio del mio incarico in circoscrizione centro ho raccolto le istanze provenienti dal mio quartiere, il Carmine, e dalla mia città, nello sforzo di immaginare la miglior società possibile per i nostri figli piccoli, per i nostri genitori anziani e per tutti coloro che a causa di invalidità o disagi di varia natura non possono vivere in modo autosufficiente e dignitoso.
La nostra regione vive troppe contraddizioni: siamo la regione più ricca e la più inquinata d’Italia, abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari ma la “buona” sanità sta diventando privilegio di pochi, siamo una terra ricca di eccellenze imprenditoriali che soffre una cronica mancanza di investimenti in ricerca, le nostre imprese richiedono figure professionali specifiche che il nostro sistema scolastico non riesce a garantire.
Gli uomini e le donne lombardi chiedono che la buona politica torni a preoccuparsi della tutela dei diritti fondamentali di tutte le categorie di cittadini, in particolare dei più deboli, contribuendo a costruire una società nella quale l’uguaglianza delle opportunita’ di accesso diventi patrimonio diffuso e condiviso.
3) Che cosa pensa di fare e quali battaglie porterà avanti in materia di sanità, sicurezza (anche stradale), mobilità sostenibile e ambiente?
L’impegno che, come donna e come madre, vorrei portare in regione, avrà come priorità la tutela del diritto all’educazione per una scuola di qualità, che valorizzi le risorse umane e tecnologiche della nostra regione e che sia più qualificata e sicura per tutti, grazie a un rafforzamento degli investimenti nella scuola pubblica ed un intervento per la sicurezza, la funzionalità e il decoro delle strutture scolastiche. Immagino un sistema scolastico che, a partire dai nidi, intesi come diritto educativo, accompagni i nostri figli in un percorso scolastico che si prenda cura, oltre che della loro formazione, dei bambini diversamente abili e svantaggiati e della piena integrazione dei bambini immigrati.
La sanità è l’altro fondamentale diritto da tutelare, in una regione purtroppo pervasa da gravi scandali e casi di malasanità e dove si assiste ad una pratica diffusa di finanziamenti gonfiati alle strutture sanitarie private. La nostra regione vanta il pareggio di bilancio ma non va dimenticato che è raggiunto con l’adozione dei ticket farmaceutici più alti d’Italia e che la disabilità e la salute mentale lasciati completamente sulle spalle delle famiglie e del volontariato. Penso ad una regione che ponga la salute dei più deboli al primo posto
Insieme al diritto all’istruzione e alla salute, ritengo prioritario il diritto ad un ambiente sano, a respirare aria pura, a mangiare cibi sani fin dalla nascita, a bere acqua pulita. L’ambiente ed il territorio lombardi sono stati saccheggiati (basti pensare che in Lombardia 10 ettari al giorno vengono consumati da nuove edificazioni, pari alla superficie del Duomo di Milano ogni tre ore) e la nostra risulta una delle regioni più inquinate d’Europa.
Il livello di civiltà di una società non si può misurare solo rispetto alla crescita del PIL bensì rispetto a nuovi indicatori capaci di misurare la qualità della vita alla luce di uno sviluppo sostenibile: il diritto ad un ambiente sano significa mettere l’ambiente e la sua salvaguardia come priorità delle politiche dei nostri comuni e delle nostre regioni e pensare così al nostro futuro e a quello dei nostri figli. La Lombardia deve finalmente diventare promotrice di politiche di sviluppo sostenibile, incentivando l’economia verde, e privilegiare la mobilità su rotaia invece che su gomma, attraverso risorse e politiche attente: parco rotabile rinnovato, nuovi treni, maggiori finanziamenti per rafforzare i servizi, priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città.
La tutela del territorio è l’eredità che lasciamo ai nostri figli.
4) Expo 2015: una sfida ancora aperta o un’occasione perduta?
EXPO 2015, presentato come l’evento che “cambierà il volto dell’economia italiana”, è purtroppo un’occasione che rischia di tradursi in un fallimento, malgrado la pressante campagna di comunicazione voluta da Formigoni. Il progetto avrebbe potuto rappresentare uno snodo fondamentale per il rilancio economico dei milanesi e dei lombardi, e fornire l’occasione di portare l’intero sistema di trasporto metropolitano alla pari con quello delle grandi capitali europee, producendo effetti benefici a cascata sul territorio regionale.
Per il bene della nostra regione ritengo vada mantenuto un po’ di ottimismo anche in ragione di quello che dovrebbe essere il tema centrale dell’evento, riassunto nello slogan “nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Ora che, almeno sembra, è arrivata la garanzia dei fondi statali e il sostegno del governo, rimane da sperare che le dichiarazioni di Berlusconi circa un suo intervento diretto siano rivolte a creare davvero “una vetrina per tutte le nostre aziende e le eccellenze del nostro Paese” e non per un suo, più diretto, guadagno.
EXPO 2015 è un progetto ambizioso e difficile, che vorrebbe trasformare Milano in città-simbolo di un nuovo modello culturale, nei consumi, nella produzione, nella salvaguardia della terra, nel risparmio energetico, in tutti quei temi rispetto ai quali la nostra regione si gioca la sfida del suo e del nostro futuro.
In attesa del 2015, la Lombardia, e soprattutto i suoi amministratori, devono lavorare affinché la nostra regione diventi ogni giorno non solo più pulita e ordinata, ma anche più vivibile, più sostenibile e più solidale per tutti i suoi cittadini.
5) Che cosa della sua esperienza vissuta nel lavoro, o comunque fuori dalla politica, pensa che potrà essere utile e importante nel caso fosse eletto/a?
La mia esperienza di madre di due bambini piccoli mi ha fatto ripensare il mondo attraverso i loro occhi: è per loro che dedico oggi del tempo per costruire una società “a misura d’uomo”, attenta ai suoi abitanti, anche ai più deboli.
La Lombardia che sogno per i miei figli, e per la quale ho deciso di candidarmi, è una regione pulita, solidale, aperta e attenta ai bisogni di tutti i suoi cittadini. E’ soprattutto una regione che accoglie e che si fa carico delle differenze, trattando tutti coloro che vi abitano con rigore ma con umanità. Vorrei far vivere i miei figli in una regione nella quale la cronaca dei quotidiani non riporti mai più notizie quali quella di Emil, un bambino rom bruciato in una favela abusiva di una ventina di baracche abusive nella periferia di Milano. L’ennesima tragedia del degrado ma anche e soprattutto dell’incapacità di governare un fenomeno che richiede certamente rigore ma anche e soprattutto umanità perché come ci ricorda una volontaria “di fronte a questi episodi dobbiamo ribellarci, e la nostra ribellione è un atto d’amore verso questa città e verso questo Paese. Perché un Paese nel quale accadono cose del genere a dei bambini non può avere un futuro”.
Una maggiore vivibilità delle nostre città, una Lombardia più solidale, dobbiamo esigerla soprattutto per tutti coloro che a noi affidano la qualità della loro vita, per quelle categorie che più difficilmente riescono a farsi sentire perché obbligate a delegare ad altri la tutela della loro salute, del loro benessere e della loro incolumità. Ed è questo sforzo che ci porterà ad immaginare la miglior regione possibile per i nostri figli piccoli, per i nostri genitori anziani e per tutti coloro che a causa di invalidità e di disagi di varia natura non possono vivere in modo autosufficiente.
Come madre e come cittadina vivo l’impegno politico con la convinzione che “il mondo non lo abbiamo ereditato dai nostri padri ma lo abbiamo preso in prestito per consegnarlo ai nostri figli”.
6) Domanda libera a scelta
Vorrei concludere con la domanda che mi ha posto mio figlio qualche giorno fa quando, alla richiesta di stare a casa con lui a giocare, gli ho risposto che dovevo andare a una riunione politica.
Francesco mi ha chiesto “ma insomma mamma, cos’è la politica” ed io, dopo aver faticato un po’ per trovare la risposta adeguata da dare ad un bambino di quattro anni, gli ho risposto “la politica è un gioco che fanno gli adulti: è il gioco dello stare insieme, del cercare di far funzionare bene le cose rispettando delle regole”. Si tratta di una risposta banale, ma in un paese come il nostro anche le regole più banali del vivere insieme si stanno trasformando in qualcosa che fatico a riconoscere e ad accettare. Quando Francesco crescerà completerò la spiegazione leggendogli alcune righe del libro di Luciano Violante “Magistrati” che vorrei condividere insieme a voi.
“I valori civili di un paese vivono nella capacità dei cittadini comuni di esigere comportamenti irreprensibili da parte dei loro rappresentanti. Il suddito tace, subisce, si indigna, a volte sghignazza nel chiuso delle pareti domestiche. Il cittadino esige, discute, si organizza e partecipa. Il mestiere di cittadino richiede partecipazione e impegno. Esercitare i propri diritti, adempiere i propri doveri, esigere correttezza dai propri rappresentati e dalle élite burocratiche non è moralismo: è il modo di essere cittadini in una repubblica democratica”.
Fonte: intervista rilasciata al blog parlaBrescia.it
12 marzo 2010: Il diritto all'ambiente

La Dichiarazione Universale dei Diritti del Bambino, che nel 1959 proclamava il diritto a un nome, a una famiglia, all'educazione, alla salute, è stata giustamente, e provocatoriamente, ampliata per aggiungervi alcuni "diritti naturali" purtroppo troppo spesso sottovalutati e calpestati. Tra questi vi sono IL DIRITTO A UN BUON INIZIO, IL DIRITTO AL SILENZIO, ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell'acqua, IL DIRITTO ALLA STRADA, a giocare liberamente in piazza, a camminare per le strade.
Vorrei riprendere il tema con particolare attenzione al diritto a un buon inizio inteso come diritto a
mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura. L'ambiente sano é un diritto dei bambini ed è ciò che lasceremo loro in eredità. Purtroppo la cultura dominante nei paesi industrializzati è caratterizzata da un consumismo imperante: ci illudiamo che la terra nel suo insieme non sia finita e limitata e che la si possa "consumare", sprecandone le risorse a nostro futile vantaggio.
Il diritto ad un ambiente sano significa mettere l'ambiente e la sua salvaguardia come priorità delle politiche dei nostri comuni e delle nostre regioni e pensare così al nostro futuro e a quello dei nostri figli: il livello di civiltà di una società non si può misurare solo rispetto alla crescita del PIL bensì rispetto a nuovi indicatori capaci di misurare la qualità della vita alla luce di uno sviluppo sostenibile. Non vi sono ricette magiche per costruire un futuro migliore ma si può certamente partire dal cambiamento del modo di pensare che caratterizza la mentalità comune: tropo spesso vogliamo tutto e subito, incuranti che l'insieme dei nostri gesti quotidiani, anche di quelli apparentemente più semplici, può incidere profondamente sulla tutela o sul danneggiamento dell'ambiente. Non si tratta solo di scegliere automobili meno inquinanti, a gas o elettriche, di privilegiare l'uso dei mezzi pubblici, di investire in case ben coibentate e riscaldate da fonti rigenerabili, di praticare la raccolta differenziata, di usare in modo intelligente gli elettrodomestici, di inserire nella nostra spesa articoli a basso impatto ambientale: si tratta soprattutto di vivere in modo compatibile con le esigenze dell'ambiente che ci circonda pensandolo come un dono da preservare piuttosto che come una risorsa da consumare.
L'ambiente è l'aria che respiriamo, o fatichiamo a respirare; è l'albero abbattuto sotto casa per fare
posto a un parcheggio; è la rondine che non ha più posto per far un nido nelle nostre città. E' purtroppo il suolo dei nostri paesi e delle nostre regioni divorato ogni giorno per fare posto a nuove case, a nuovi stabilimenti (spesso lasciati vuoti), o all'ennesimo centro commerciale. "Non ereditiamo la terra dai nostri padri ma la prendiamo in prestito dai nostri figli": a noi la responsabilità di proteggere gli alberi, i fiumi, le piante, il suolo e a sentirli nostri e dei nostri figli perché è a loro che, come ci ricorda uno dei padri del moderno ambientalismo, David Browner, dovremo riconsegnarli.
1 marzo 2010: Mi presento

Cara elettrice/Caro elettore,
Il mio impegno attivo in politica inizia nel 2008 con l’elezione a consigliere della CIRCOSCRIZIONE CENTRO del Comune di Brescia e membro della commissione SERVIZI ALLA PERSONA.
Dall’inizio del mio incarico ho raccolto le istanze provenienti dal mio quartiere, il Carmine, e dalla mia città, nello sforzo di immaginare la miglior società possibile per i nostri FIGLI piccoli, per i nostri GENITORI anziani e per tutti coloro che a causa di invalidità o disagi di varia natura non possono vivere in modo autosufficiente e dignitoso.
La nostra regione vive troppe contraddizioni: siamo la regione più ricca e la più inquinata d’Italia, abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari ma la “buona” sanità sta diventando privilegio di pochi, siamo una terra ricca di eccellenze imprenditoriali che soffre una cronica mancanza di investimenti in ricerca, le nostre imprese richiedono figure professionali specifiche che il nostro sistema scolastico non riesce a garantire.
Gli uomini e le donne lombardi chiedono che la BUONA POLITICA torni a preoccuparsi della TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI di tutte le categorie di cittadini, in particolare dei più deboli, contribuendo a costruire una società nella quale l’UGUAGLIANZA DELLE OPPORTUNITA’ di accesso diventi patrimonio diffuso e condiviso.
Questo è l’impegno che, come donna e come madre di due bambini piccoli, vorrei portare in Regione, avendo come priorità la tutela del DIRITTO all’EDUCAZIONE e alla SALUTE, il diritto a respirare ARIA PURA, a mangiare cibi sani fin dalla nascita, a bere acqua pulita, insieme al DIRITTO ALLA STRADA, a giocare liberamente nelle piazze, a camminare per strade, a PEDALARE IN BICICLETTA.
Le nostre città e i nostri paesi sono troppo spesso pensati “per soli adulti”, generalmente automuniti, e per non rischiare che si trasformino in enormi parcheggi e dormitori vanno garantiti SPAZI di incontro per bambini e ragazzi, che rispondano al bisogno di ACCOGLIENZA e che siano crocevia di INTEGRAZIONE tra generazioni e culture diverse.
La LOMBARDIA che sogno per i miei figli, e per la quale ho deciso di candidarmi, è una regione PULITA, SOLIDALE, APERTA e ATTENTA AI BISOGNI DI TUTTI I SUOI CITTADINI.